lunedì 26 marzo 2012

Una conferenza con Davide Mattiello

Chi è?


Ex allievo salesiano, lavora da 11 anni per l’associazione antimafia “Libera”. Attualmente è il responsabile dell’associazione e collabora con Don Ciotti dal 1995. Ha l’obiettivo di diffondere la consapevolezza della politica concreta tra i giovani. 







Cosa significa veramente politica concreta? 


Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, nate con l’obbiettivo di dare vita a sinergie politico-culturali capaci di coinvolgere la società civile nella lotta alle mafie e promuovere la legalità e la giustizia. 
I suoi concreti punti di forza sono l’educazione alla legalità, la partecipazione attiva anticorruzione e antiusura, campi di formazione antimafia e  la legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Per i beni immobili è previsto il riutilizzo a fini sociali. Il denaro recuperato dalla vendita di tali proprietà è utilizzato per la gestione dei beni confiscati e per il risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso. 
È in questo contesto che è nato il 29 Settembre 2011 un nuovo Presidio, in Calabria, più precisamente a Carlopoli, vicino al parco della Sila, al confine tra le province di Catanzaro e Cosenza. È qui che un gruppo di giovani sui 30-35 anni gestisce questa realtà ed è consapevole della svolta che sta imprimendo “lavoriamo per il sociale, ma le decisioni importanti le prendono gli altri: adesso le prendiamo noi”.
Fare politica concreta significa prendere spunto da Carlopoli: fare parte della comunità, del sociale, in un coinvolgimento umano, civile, etico, che guarda al futuro.. e diviene una politica diversa, nuova, concreta. 








Come fare politica?


La politica è un mezzo per amministrare, non un fine per ottenere profitto. Perché diventi attiva è proprietario che raggiunga e coinvolga il maggior numero di persone possibile, specialmente tra i giovani. I modi che ha questo sistema per farsi conoscere non sono negativi, ma limitati: vanno dall’associazionismo, alla formazione di partiti e all’adesione ad essi. 
Una risposta a questi modelli è l’advocacy advertising, o “pubblicità di sostegno, di promulgazione”, tipicamente Nord Americana. È una forma di pubblicità no profit, volta a promuovere un consenso relativamente a tematiche su cui esiste una divergenza di opinioni, su idee, temi, punti di vista controversi. 
In chiave politica gli advocacy group rappresentano gruppi di pressioni, che sovente operano in concorrenza tra loro e svolgono un ruolo chiave nel sistema politico, agendo da contrappeso alle indebite concentrazioni di potere. L’opinione pubblica può così essere orientata alla luce del sole. 
Un esempio di advocacy Group è il “move on”, nato del 1998 in risposta al caso del Presidente Bill Clinton, finito sotto lo scandalo “Sexgate” a causa di una sua presunta relazione una stagista. Il Presidente negò sempre tutto e pur sotto accusa di falsa dichiarazione giurata e intralcio alla notizia, venne giudicato non colpevole.  A quel tempo l’appena nato “move on” era un gruppo di posta  elettronica, che chiese al comitato di “censurare il presidente Clinton e andare avanti” . L’appoggio fu immediato, poiché riuscirono a  raccogliere circa mezzo milione di firme. Da allora gli advocacy group iniziarono a crescere e ad assumere sempre maggior peso sull’opinione pubblica. 
Un percorso simile è stato intrapreso dall’associazione “Benvenuti in Italia”, il cui presidente è sempre Davide Mattiello. 
L’idea centrale è di creare una dialettica nuova tra partiti e cittadini, dove l’azione del soggetto sia indipendente da quegli stesse partiti, pur appoggiandone il ruolo istituzionale. Un soggetto forte di credibilità sociale e culturale, autonomo finanziariamente, capace di entrare apertamente e autorevolmente nelle campagne elettorali e nella vita normale delle Istituzioni. Il gruppo non sta costruendo un nuovo partito, non ci candidiamo a fare la corrente in un partito esistente, non sarà il comitato elettorale di qualche campione, non batteranno pacchetti di voti in cambio di garanzie. La loro visione è più ambia e guarda al futuro, non ai profitti del presente. 
L’altro aspetto molto rilevante risiede nell’idea che la crisi dell’Italia sia soprattutto crisi culturale: abbiamo perso la capacità di guardare insieme al futuro. Infatti questa associazione è contraria al movimento migratorio degli Italiani che fuggono verso l’estero. La vischiosità del sistema politico Italiano è innegabile e asfissiante, ma i sogni per il futuro sono possibili e le organizzazioni molte.






A cosa serve avere le mani pulite, se poi ce le si infila in tasca? Come fare per cambiare la situazione?


Perché i giovani reagiscano è necessario dare il buon esempio. Giuseppe de Rita dirà una frase illuminante “L’Italia vive sganciata dalla politica, perché gli Italiani stessi vivono a prescindere dalla politica”. Se non è mai stato insegnato ad un ragazzo che può cambiare la situazione, il rischio che al primo fallimento non si presenti in cabina elettorale è molto alto. 


Prima domanda posta alla fine:




Seconda domanda posta alla fine:




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